TESI DI LAUREA - Criteri di citazioni bibliografiche e di fonti primarie
Modelli di Citazioni Bibliografiche per Tesi di Laurea
Prof. Paolo Tinti
La Citazione di Libri a Stampa
Norme Generali
- In linea generale, la successione delle informazioni nella citazione bibliografica è la seguente:
Autore/i, titolo, informazioni di edizione, altri contributi secondari, luogo di edizione, casa editrice, anno di edizione.
es. Carlo Revelli, Il catalogo, in collaborazione con Giulia Visintin, Milano, Editrice Bibliografica, 1996.
- Per ottenere le informazioni bibliografiche si deve far riferimento in primis al frontespizio dell’edizione citata. Tutte le informazioni colte da fonti esterne ma non prossime o alternative al frontespizio (quali il verso del frontespizio, il colophon, ecc.) saranno poste, se si desidera, fra parentesi quadre.
Non vi è ragione di prediligere l’una o l’altra scelta ma, una volta sposata una delle due scelte possibili, è opportuno attenervisi in modo uniforme.
es.1. Mario Pazzaglia, Manuale di metrica italiana, [Firenze], Sansoni, [1994].
es.2. Mario Pazzaglia, Manuale di metrica italiana, Firenze, Sansoni, 1994.
- Quando la responsabilità è diretta, l’autore o il titolo (nel caso di edizioni miscellanee o anonime) si citano per primi, con il cognome dell’autore in maiuscoletto, seguìto da virgola.
es.1 Armando Petrucci, La descrizione del manoscritto: storia, problemi, modelli, 2. ed. corretta e aggiornata, Roma, Carocci, 2001.
es.2 Alma Mater librorum: nove secoli di editoria bolognese per l’Università, Bologna, CLUEB, il Mulino, Nuova Alfa, Zanichelli, 1988.
- Se gli autori sono due o tre, i nomi devono essere riportati nell’ordine in cui appaiono nel frontespizio e separati da virgola.
es. Paola Donati Giacomini, Gabriella Poma, Cittadini e non cittadini nel mondo romano: guida ai testi e documenti, Bologna, CLUEB, 1996.
- Se gli autori sono più di tre, la citazione inizia con il titolo, eventualmente seguito dal nome e cognome del/dei curatore/i (mai in maiuscolo).
es.1 Dizionario degli editori musicali italiani, a cura di Bianca Maria Antolini, Pisa, ETS, 2000.
es.2 Il paratesto, a cura di Cristina Demaria e Riccardo Fedriga, Milano, Sylvestre Bonnard, 2001.
es.3 L’editoria del ’700 e i Remondini: atti del Convegno: Bassano 28-29 settembre 1990, a cura di Mario Infelise e Paola Marini, Bassano del Grappa, Ghedina & Tassotti, 1992, pp. 261-289, in particolare p. 263.
- Assolutamente da evitare è l’indicazione di autori vari (e dei suoi diversi acronimi).
es. NO: AA.VV. Le Arti, Bergamo, Atlas, 2000.
SÌ: Le Arti, Bergamo, Atlas, 2000.
[In questo caso gli autori menzionati nel frontespizio sono ben quattro: Gillo Dorfles,
Annibale Pinotti, Marcello Ragazzi, Cristina Dalla Costa].
- Il titolo dell’edizione sarà in corsivo. Ogni complemento del titolo, quando fornisce informazioni essenziali sul contenuto del documento, sarà sempre in corsivo e preceduto da due punti, oppure dalla punteggiatura presente nell’originale. Non vi è ragione di prediligere l’una o l’altra scelta ma, una volta sposata una delle due scelte possibili, è opportuno attenervisi in modo uniforme.
es.1 Rino Pensato, Corso di bibliografia: guida alla compilazione e all’uso dei repertori bibliografici, 4. ed., appendici a cura di Franco Pasti, Milano, Editrice Bibliografica, 1998.
es.2 Vittorio Messori, Il Miracolo: Spagna, 1640: indagine sul più sconvolgente prodigio mariano, Milano, Rizzoli, 1998.
- A volte si rivela opportuno integrare il titolo con altre informazioni: ad esempio, se il titolo è in una lingua straniera non comune e si ritiene che il lettore non la conosca, può essere utile la sua traduzione posta, di seguito, fra parentesi quadre.
es. Nihon Terebi, Uzumoreta bunmei: Ankoru iseki [I monumenti di Angkor], Tokyo, Nihon Terebi Hosomo, 1981.
- Il luogo di edizione, il nome dell’editore e l’anno di edizione sono fra loro separati da virgola + spazio. Se i luoghi di edizione sono più di uno, appaiono separati da trattino breve, eventualmente associati al relativo editore; il nome dell’editore deve essere citato in forma sintetica o così come appare sul frontespizio.
es.1 (due luoghi, un editore): Roma-Modena, Formìggini.
es.2 (due luoghi, due editori): Roma, ICCU; Milano, Editrice Bibliografica.
es.3 (due luoghi, un editore): Roma-Bari, Laterza.
NO: (editore in forma estesa): Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1994.
SÌ: (editore in forma sintetica): Milano, Mondadori, 1994.
- Spesso occorre specificare il numero del volume/tomo (se si tratta di edizioni in più volumi/tomi) e la pagina esatta da cui si è colta la citazione, così questa viene riportata dopo l’anno di edizione e preceduta da virgola + spazio + “p.” / “pp.”; se si fa riferimento a una o a più di una pagina, la prima e l’ultima saranno separate da un trattino; se citiamo diverse pagine non consecutive utilizzeremo virgola + spazio + “e” prima dell’ultima.
es.1 (pagina esatta): …, Bologna, Pàtron, 2001, p. 34.
es.2 (pagine consecutive): …, p. 35-44.
es.3 (pagine non consecutive): …, p. 24, 65 e 78.
es.4 (pagine esatte, consecutive e non consecutive): …, pp. 13-18, 24, 65 e 78.
- Ogni citazione deve sempre essere conclusa da punto.
NO: Armando Petrucci, La descrizione del manoscritto: storia, problemi, modelli, 2. ed. corretta e aggiornata, Roma, Carocci, 2001
SÌ: Armando Petrucci, La descrizione del manoscritto: storia, problemi, modelli, 2. ed. corretta e aggiornata, Roma, Carocci, 2001.
- Quando un’edizione è già stata citata, non è necessario ripetere l’intera citazione ma è sufficiente fornire al lettore le informazioni utili per reperirla nelle pagine precedenti. Si scriverà così:
Cognome dell’autore, prime parole del titolo, cit.
es. Tavoni, Precarietà e fortuna, cit., pp. 15-20.
Se non vi è un autore ma un curatore, si abbrevia con “a c. di” + cognome.
es. Leopardi e Bologna, a c. di Bazzocchi, cit.
Quando la medesima edizione viene citata in una nota e in quella subito successiva (oppure all’interno della stessa nota in punti diversi ma successivi), non importa ripetere la citazione, anche se in forma ridotta: basterà scrivere “Ivi” se occorre citare la stessa edizione ma una pagina diversa oppure Ibidem (anche abbreviato Ibid.) se il richiamo è addirittura alla stessa pagina.
Esempio di note a piè pagina:
12Alfredo Stussi, Introduzione agli studi di filologia italiana, Bologna, il Mulino, 1994, p. 72.
13 Ivi, p. 100. [citazione della stessa ed., ma pagina diversa]
14 Ibidem. [citazione della stessa ed., stessa pagina citata nella nota precedente, ossia p. 100]
Esempi di citazione
Articolo in quotidiano: Autore, titolo, «quotidiano», data.
es. Alberto Crescentini, Pirati, ennesimo assalto, «Il Resto del Carlino», 12 settembre 2003.
Articolo in rivista: Autore, titolo, «rivista o periodico», indicazioni cronologiche, pagine.
es.1 Mirella Bartolotti, Sui «Capitoli» di Nicolò V per la città di Bologna nella storia del conflitto col governo centrale, «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Macerata», III-IV (1970-71), p. 513-538.
es.2 Maria Gioia Tavoni, La fortuna di Gregorio Biasini (1732-1788) editore a Cesena nel XVIII secolo, «Accademie e biblioteche d’Italia», LXVII (1999), p. 7-28.
Cd-rom: Eventuale/i autore/i, titolo, eventuale/i curatore/i, luogo, editore (cd-rom).
es.1 Tesori d’arte in Italia, a cura di Gualtiero e Roberto Carraro, Aldo Devizzi, Novara, De Agostini Multimedia, 1998 (cd-rom).
es.2 Codici & Leggi d’Italia. Testo vigente. Parte 1: Codici d’Italia e Costituzione della Repubblica, Novara, De Agostini, 1995- (cd-rom).
Contributo in miscellanea: Autore, titolo, in eventuale/i autore/i, titolo della miscellanea o del repertorio, eventuale curatore, luogo, editore, anno, pagine.
es. Pantaleo Palmieri, Giacomo Leopardi e la Scuola Classica Romagnola, in Leopardi e Bologna: atti del Convegno di Studi per il Secondo Centenario Leopardiano (Bologna, 18-19 Maggio 1998), a cura di Marco Antonio Bazzocchi, Firenze, Olschki, 1999, pp. 113-132.
Contributo in miscellanea dello stesso autore: Autore, titolo, in Id. (= Idem, se uomo) oppure Ead. (=Eadem, se donna), titolo della raccolta, luogo, editore, anno, pagine.
es. Maria Gioia Tavoni, Il libro naturalistico nelle biblioteche modenesi, in Ead., Libri e lettura da un secolo all’altro, Modena, Mucchi, 1987, pp. 13-54, in particolare p. 25.
Monografia: Autore/i, titolo, eventuale curatore, luogo, editore, anno, eventuale specificazione del volume e della/e pagina/e.
es.1 Giorgio Montecchi, Aziende tipografiche, stampatori e librai a Modena dal Quattrocento al Settecento, Modena, Mucchi, 1988, pp. 147-153.
es.2 La Colonia Renia: profilo documentario e critico dell’Arcadia bolognese, vol. 2, a cura di Mario Saccenti, Modena, Mucchi, 1988.
es.3 Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila, a cura di Giancarlo Mazzacurati, Torino, Einaudi, 1994.
es.4 Paola Pes di Villamarina, Giosue Carducci, Carteggio (agosto 1887 – febbraio 1906), a cura di Anna Maria Giorgetti Vichi, Modena, Mucchi, 2002.
Recensione: Autore, Recensione a: Autore/i, titolo (luogo, editore, anno), “periodico”, indicazioni cronologiche, pagine.
es. Franca Arduini, Recensione a: Armando Petrucci, La descrizione del manoscritto: storia, problemi, modelli (Roma, NIS, 1984), «Biblioteche oggi», II (1984), 5, pp. 122-126.
Sito internet: Autore, titolo del sito, <indirizzo del sito>, data dell’ultima consultazione. Il titolo del sito è dedotto dalla pagina iniziale o dal banner di intestazione.
es.1 Aib, AIB-WEB, <http://www.aib.it >, ultima cons.: 26.09.2003.
es.2 Google: Italia, <http://www.google.it >, ultima cons.: 12.12.2003.
es.3 The British Library: the World’s Knowledge, <http://www.bl.uk >, ultima cons.: 04.01.2004.
Voce di dizionario o lessico enciclopedico: Titolo del repertorio, luogo, editore, data, s.v. [voce].
es. Enciclopedia Garzanti della Musica, Milano, Garzanti, 1974, s.v. Contrappunto.
Voce di enciclopedia: Autore, voce, in titolo dell’enciclopedia, volume, luogo, editore, data, pagine.
es.1 Mario Scotti, Foscolo Ugo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 49, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1997, pp. 457-473.
es.
2 Alberto Asor Rosa, Avanguardia, in
Enciclopedia, vol. 2, Torino, Einaudi, 1977, pp. 195-231. La Citazione di Tesi di Laurea
Laureando, titolo della Tesi, Tesi di laurea in (materia), Università di …, relatore Prof./Prof.ssa …, a.a. …, pagine.
es. Moira Bertusi, Tipografi bolognesi fra Seicento e Settecento: la famiglia Pisarri, Tesi di laurea in Storia del libro e delle biblioteche, Università di Bologna, relatore Prof.ssa Maria Gioia Tavoni, a.a. 1991-92.
La Citazione di Libri Antichi a Stampa (ante 1830)
Quando si cita un libro antico a stampa è necessario scegliere fra la citazione in forma sintetica (o short-tile) e quella in forma diplomatica, che riproduce il frontespizio in maniera fedele al suo aspetto, per quanto lo consente l’uso dei moderni caratteri a stampa (oggi questo tipo di citazione è spesso sostituita dalla riproduzione fotografica del frontespizio stesso). Se la tesi riguarda lo studio analitico di edizioni, prendere contatti con il docente per definire un livello citazionale più appropriato al contesto specialistico.
- La citazione diplomatica è opportuna nel caso in cui l’argomento richieda grande precisione in merito alle informazioni sull’edizione di un certo testo: si renderà quindi necessario contattare personalmente il relatore.
- Assai più frequente è la citazione breve (o short-tile), in cui la successione di informazioni è simile a quella in uso per i libri contemporanei. È tuttavia necessario prestare particolare attenzione alle forme con le quali il frontespizio dà le indicazioni di edizione.
es.1 Francesco Accolti, Expliciunt elegantissima consilia magnifici equitis Romani: ac iurisconsultorum etate nostra principis domini Francisci de accoltis de Aretio, Pisis impressa, 1482 die vero xxiij. mensis Martii.
es.2 Ludovico Ariosto, La Cassaria, in Venetia, per gli heredi di Bortolamio Rubin, 1587.
es.3 Alessandro Adimari, La Clio ouero Cinquanta sonetti sopra piu persone della famiglia o casata degli Adimari che da che s’ha notizia del suo principio in Firenze fino all’anno 1550 sono stati per qualche virtù o dignita meriteuoli di memoria. Opera d’Alessandro Adimari fondata su ‘l testimonio d’istorici o di scrittori degni di fede, in Fiorenza, nella stamperia di Amadore Massi e Lorenzo Landi, 1639.
es.4 Celestino Petracchi, Della insigne abbaziale basilica di S. Stefano di Bologna libri due, in Bologna, nella stamperia di Domenico Guidotti e Giacomo Mellini sotto il Seminario, 1747.
La Citazione di Materiale Manoscritto
Norme Generali
- La prima volta che si cita un manoscritto (d’ora in poi ms.) è bene riportare, oltre alla denominazione dell’istituto di conservazione, l’indicazione di:
- Segnatura: si usa la formula adottata nell’istituto di appartenenza. Può succedere che diversi ms. siano stati legati insieme e contraddistinti, di solito, da un numero romano: in questo caso la collocazione sarà comune ma ogni ms. dovrà essere considerato un pezzo a sé.
es. BCAB, ms. B 2862, II.
- Materiale scrittorio: si designa con le espressioni abbreviate “membr.” per indicare la pergamena e “cart.” per la carta. Si può precisare quali parti sono di pergamena e quali cartacee.
es. cart. e membr.; membr. i fogli esterni di ciascun fascicolo e precisamente le cc. 1, 8, se il codice è prevalentemente cartaceo.
- Data: se il ms. è datato, si pone l’anno esatto oppure il periodo al quale lo si può datare, specificando le ragioni di tali termini ante e post quem. Non potendo essere precisi, si riporta solo il secolo, possibilmente evidenziando se all’inizio (“in.” = ineunte), a metà (“m.” = medio) o alla fine (“ex.” = exeunte).
es.1 (anno esatto): 1454.
es.2 (periodo): 1454-1460, in quanto…
es.3 (secolo): sec. XIV in.
Sono informazioni utili ma non obbligatorie le seguenti:
- Misure: calcolate sulle carte (non sulla legatura!), si indicano generalmente in millimetri, prima l’altezza, poi la larghezza. Se i fascicoli presentano misure diverse, si possono indicare i dati estremi, oppure, qualora le differenze siano molto forti, si segnalano le misure della legatura, specificandolo.
es.1 (fascicoli della stessa misura): 320 x 260 mm.
es.2 (fascicoli di misure diverse): 320-325 x 260-2688 mm.
es.3 (legatura): 325 x 265 mm (legatura).
- Consistenza: si ripetono i dati della numerazione esistente, generalmente eseguita per carte (cartulazione), avendo cura di distinguere le carte di guardia, facenti parte della legatura e indicate con cifre romane, da quelle del corpo del codice, in cifre arabiche.
es. III + 252 + II carte.
- Struttura: si può qui descrivere la costituzione in più fascicoli del codice.
es. 1 binione + 3 quaderni + 1 senione mancante della terza carta.
- Legatura: la descrizione approfondita della legatura comporta un notevole impegno e necessita di una preparazione specifica. Tuttavia per notizie sommarie saranno sufficienti le indicazioni acquisibili da cataloghi, da studi specialistici, da schede di mostre, etc.
es. Legatura risalente al XV secolo. Coperta originale con mezza legatura di pelle settecentesca su assi di legno scoperte. Dorso a tre nervature.
- Non sempre tutte le indicazioni da riportare la prima volta che si cita un ms. si trovano nel catalogo dell’istituto di conservazione o, viceversa, ve ne possono essere contenute altre, ad esempio relative al tipo di ornamentazione: di volta in volta, sarà quindi utile attenersi a tale descrizione, a meno che questa non sia superata o eccessivamente scarna. Oltre al catalogo/inventario dei manoscritti, un’ottima fonte per questo lavoro possono essere gli Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d’Italia, a cura di Giuseppe Mazzatinti [et al.] (Forlì [etc.], Bordandini [et al.], 1890-) e le bibliografie sui singoli pezzi stilate dalle maggiori biblioteche italiane.
- Resta inteso che eventuali citazioni successive alla prima si presenteranno in forma sintetica.
- Se è necessario ripetere il nome dell’Istituto, spesso piuttosto lungo, è frequente l’uso di sigle o abbreviazioni, che dovranno essere dichiarate in un’apposita legenda preliminare.
Pur non esistendo sigle standard universalmente riconosciute, sono frequenti – quindi obbligatorie – le abbreviazioni tradizionali adottate all’interno di ciascun istituto: BCAB (Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio Bologna), BUB (Biblioteca Universitaria Bologna), ASBo (Archivio di Stato Bologna), BEU (Biblioteca Estense Universitaria Modena), ASMo (Archivio di Stato di Modena), BNCF (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze) e così via. Sarà cura di ciascun laureando informarsi sulla sigla più comunemente utilizzata per indicare l’Istituto di riferimento.
es. ASBo, Notarile, Notaio Pietro Cassani, 2 settembre 1824, Società contratta fra li signori Annesio Nobili e Giacinto Fiori.
[in apertura di tesi, di capitolo o di altra partizione] ASBo = Archivio di Stato, Bologna
Esempi di citazione del manoscritto
Prima citazione
Bernardo Ilicino, Commento ai Trionfi di Francesco Petrarca, sec. XV; cartaceo; 180 carte, in 18 quinterni; mm 338 x 236. Carte numerate modernamente a lapis; segnatura dei fascicoli a penna coeva al ms. Testo a piena pagina in scrittura umanistica. Legatura tiraboschiana (sec. XVIII), con stemma estense e titolo (Lapinvs Sposizione del Petra[r]ca) impressi in oro al dorso. Errore nella legatura: [d]10 legato tra [s]10 e [t]10. Provenienza: antico fondo estense (BEU, ms. a.H.3.2=it. 397).
Citazione successiva
Ilicino, Commento ai Trionfi, cit., c. 3r.
Fonti Archivistiche
La successione degli elementi nella citazione è di solito la seguente:
Istituto, sezione, fondo o serie interna, eventuale titolo, segnatura del volume, del fascicolo o della busta (ogni istituto ha un proprio sistema di collocazione del materiale), eventuale titolo del manoscritto, anno o precisazione cronologica, indicazione della/e carta/e, busta, etc. citate.
es.1 ASB, Notarile, notaio Teodori Zenobio Egidio, 30 gennaio 1772.
es.2 ASB, Archivi dello Studio, Libri segreti del Collegio Canonico 135, 7 luglio 1732, cc. 198r–200v.
es.3 ASMO, Gesuiti soppressi, Modena, f. 22, Nota de’ libri hauuti dal studio del Sig.r Giulio Scala a di 26 Genn.o 1639.
Caso particolare costituiscono i ms. documentari conservati nelle biblioteche, a volte ricompresi in fondi archivistici veri e propri.
es. Documenti di nobiltà della famiglia Mattioli, 1703, cartaceo, 295 x 200 mm (BCAB, ms. B 3746).
Epistolari Manoscritti
Occorre inserire il nome del mittente e quello del destinatario, il luogo e la data dello scritto. Talvolta queste informazioni sono assenti o incerte, tuttavia, se dedotte, dovranno essere poste fra parentesi quadre. Saranno poi segnalati – fra parentesi tonde – l’istituto in cui è conservato il ms. e la segnatura.
es.1 Lettera di Benedetto XIV a Filippo Mazzi, [Roma], 12 maggio 1745 (BUB, ms. 4331, vol. II, c. 181).
es.2 Lettera di Giacinto Marini a Lodovico Savioli, Cento (Ferrara), 1796 (BCAB, ms. B 3739, Lettere dirette a Lodovico Vittorio Savioli in qualità di uno dei deputati di Bologna a Parigi e memorie relative, 1796-1807, fascicolo A, c. 21).
es.3 Cartolina postale di James Joyce ad Angelo Fortunato Formiggini, Parigi, 3 agosto 1923 (BEU, Archivio Formiggini, c. 3.6).
Manoscritti Librari
Nel caso in cui non sia necessario servirsi di citazione approfondita del ms., si faccia riferimento al seguente modello:
Autore, titolo, luogo e data di stesura, materiale (Istituto, sezione dell’Istituto, segnatura del volume, eventuale parte in cifre romane - se in miscellanea -, eventuale parte in cui è diviso il testo in cifre arabiche, eventuale/i carta/e).
es.1 Francesco Petrarca, I Trionfi colle Rime, [Firenze], 1466, cartaceo (BNCF, Ms. Pal. 37).
es.2 Antoninus (S.) Ep. Florentinus, De peccatis in generali (Summa de virtutibus et vitiis), sec. XV (ca. 1460), cartaceo (Biblioteca Ambrosiana Milano, ms. A 191 inf.).