1 . Nefropatie glomerulari immunomediate
2. Innovazioni nei trattamenti sostitutivi
artificiali della funzione renale: sistema automatico adattativo
per emodialisi associata ipotensione e sintomi di disequilibrio
3. Sindrome delle gambe senza riposo nell'uremia
4. Trattamenti sostitutivi della funzione epatica:
applicazione del MARS
5. Trapianto di rene: aspetti immunologici, fattori
di rischio cardiovascolare e polimorfismo genico
1. Nefropatie glomerulari immunomediate
Per glomerulonefriti si considerano una varietà di malattie immunomediate relativamente rare caratterizzate da lesioni che interessano principalmente i glomeruli renali. Se non trattate correttamente le glomerulonefriti posso portare a malattia renale cronica con insufficienza renale irreversibile. Dai dati disponibili da Medicare statunitense (con età media di 75 anni) si evince come circa l'1,2% degli individui risulti affetto da tali nefropatie. Alcune forme di nefropatie glomerulari sono più comuni e gravi in alcuni gruppi etnici, come le popolazioni afroamericane, ispaniche o asiatiche.
Tradizionalmente le glomerulonefriti sono classificate in base alle tipiche lesioni istopatologiche riscontrate alla biopsia renale che rimane il gold standard per determinare l'attività e la cronicità della malattia. Negli ultimi anni la crescente comprensione dei meccanismi patogenetici ha dato spunto per nuove proposte classificative. La maggior disponibilità di farmaci immunomodulatori ha permesso un approccio più moderno ed efficace. I test genetici estesi utilizzando tecniche di nuova generazione si sono rivelati un altro strumento diagnostico in evoluzione per definire una diagnosi molecolare precisa La biopsia renale può in molte situazioni aiutare nella diagnosi e rimane il gold standard per determinare l'attività e la cronicità della malattia. Infine nuovi biomarcatori urinari dell'attività immunologica in corso di glomerulonefriti possono essere utilizzati per monitorare le risposte al trattamento.
In quest'ottica la nefropatia da IgA (IgAN) è la malattia glomerulare più diffusa al mondo in cui l'attivazione del sistema del complemento risulta cruciale nella sua patogenesi. In particolare considerare il valore prognostico del complemento sierico al momento della diagnosi nei pazienti con IgAN può risultare utile nel valutare la progressione della malattia renale cronica (CKD). Uno studio ha valutato 101 pazienti con nefropatia da IgA, stratificati in base ai livelli basali di C3 in tre gruppi (basso, medio e alto) ed ha mostrato, considerando un follow-up mediano di 54 mesi come il gruppo con C3 basso abbia un'incidenza più elevata di malattia renale cronica. Pertanto implementare la valutazione globale del paziente con IgAN con i valori di C3 e C4 sierici può migliorare l'accuratezza del rischio di sviluppar malattia renale. (Sci Rep 2024 Jul 13;14(1):16224. Role of serum complement C3 and C4 on kidney outcomes in IgA nephropathy).
2. Innovazioni nei trattamenti sostitutivi artificiali
della funzione renale: sistema automatico adattativo per emodialisi
associata ipotensione e sintomi di disequilibrio.
L'emodialisi è complicata da un'elevata incidenza di ipotensione
intradialitica e sintomi da disequilibrio legati a ipovolemia e
diminuzione della osmolarità extracellulare. Il sistema automatico
adattativo per emodialisi (AASD) è stato messo a punto per fornire
l'elaborazione automatizzata dei profili di dialisi ed
ultrafiltrazione in base alla riduzione prevista del peso corporeo
e contenuto di sodio.
Uno studio clinico non controllato (a singolo braccio),
multicentrico, prospettico, è stato effettuato su 55 pazienti con
ipotensione intradialitica o sindrome di disequilibrio in 15 centri
dialisi. I pazienti sono stati studiati nel corso di un intervallo
di 1 mese con terapia standard (642 sessioni) seguito da 6 mesi con
AASD (2.376 sessioni).
È stata osservata una pressione sistolica e diastolica
intradialitica più stabile con frequenza cardiaca inferiore nella
dialisi con AASD rispetto al trattamento standard. Le sessioni
complicate da ipotensione si sono ridotte dal 58,7% ± 7,3% al 0,9%
± 0,6% (p<0,001). L'incidenza di altri sintomi da sindrome di
disequilibrio è stata inferiore nei pazienti trattati con AASD.
Questo studio dimostra l'efficacia clinica a lungo termine del
sistema AASD per complicanze intradialitiche come ipotensione e
sintomi da disequilibrio presenti in un gran numero di pazienti e
di sedute dialitiche.
3. Sindrome delle gambe senza riposo nell'uremia
La sindrome delle gambe senza riposo (Restless Legs Sindrome,
RLS) è un disturbo neurologico del movimento nel sonno
caratterizzato da un bisogno incoercibile di muovere le gambe,
spesso accompagnato da disturbi di sensibilità, difficili da
definire. La RLS può presentarsi in 2 forme: idiomatica o
secondaria ad altre condizioni tra le quali l'insufficienza renale
terminale (End Stage Renal Disease, ESRD). Tale patologia ha una
elevata prevalenza nei pazienti in dialisi e nei pazienti con ESRD,
nei quali si associa anche con un'alta mortalità. La finalità del
presente studio è stata la valutazione dell'effetto
dell'infiammazione cronica sulla RLS in una popolazione di pazienti
in trattamento emodialitico. Nello studio sono stati inclusi 100
pazienti in emodialisi da almeno 3 mesi. Un questionario specifico
basato sui criteri del International Restless Legs Syndrome Study
Group (IRLSSG) è stato somministro ai paziento per stabilire la
prevalenza di RLS nella popolazione arruolata. Per ciascun paziente
sono stati registrati sesso, età al momento dell'inizio del
trattamento emodialitico, pressione arteriosa, fumo, comorbidità e
terapie. Sono stati inoltre misurati emocromo completo e valori
basali di VES, proteina C reattiva (CRP), paratormone (PTH),
calcio, fosforo, albumina, fosfatasi alcalina, colesterolo totale,
HDL ed LDL, trigliceridi, acido urico, fibrinogeno, sideremia,
ferritina, transferrina e elettroliti. La RLS è stata diagnosticata
in 31/100 (31%). I risultati dell'analisi univariata hanno mostrato
correlazioni positive tra RLS e sesso femminile (p=0.048),
polineuropatia (p=0.031), conta leucocitaria (p=0.023), VES
(p=0.004), CRP (p=0.025), albumina (p=0.018) e fibrinogeno
(p=0.004). Dall'analisi multivariata, aggiustata per età del
paziente all'inizio del trattamento emodialitico, età dialitica,
sesso e score di Charlson, sono risultati fattori predittivi
indipendenti associati a RLS la conta dei globuli bianchi
(p=0.022), la VES (p=0.005), ed i livelli sierici di CRP (p=0.041),
fibrinogeno (p=0.002) e albumina (p=0.026). Questo studio conferma
l'elevata prevalenza di RLS nei pazienti in emodialisi e suggerisce
che l'infiammazione cronica, accanto ai già noti effetti
sull'aterosclerosi, sulla sindrome da malnutrizione,
sull'allungamento dei tempi di ospedalizzazione e sulla mortalità
cardiovascolare, possa giocare un ruolo anche nella patogenesi di
tale disordine neurologico (La Manna G, et al. Restless legs
syndrome enhances cardiovascular risk and mortality in patients
with end-stage kidney disease undergoing long-term haemodialysis
treatment. Nephrol Dial Transplant. 2010 Nov 5).
4. Trattamenti sostitutivi della funzione epatica:
applicazione del MARS
Un'importante linea di ricerca degli ultimi anni riguarda il
Molecular Adsorbents Recirculating System (MARS) impiegato nel
trattamento delle insufficienze epatiche. Il principio di tale
metodica si basa sull'utilizzo di un circuito extra-corporeo simile
a quello dell'emodialisi, abbinato ad un circuito albuminico. Ciò
permette di rimuovere dal sangue non solo le tossine libere, ma
anche le tossine legate all'albumina (acidi biliari, composti
aromatici, bilirubina, mercaptani, ammoniaca, acido lattico). Gli
studi in atto hanno riguardato inizialmente l'efficacia del
trattamento in 22 pazienti con insufficienza epatica acuta e con
insufficienza epatica acuta su cronica con valutazioni non solo
della situazione clinica del paziente, ma anche dell'efficienza del
circuito MARS nella rimozione di bilirubina, di ammonio, acidi
biliari ed urea, degli indici di biocompatibilità, degli equilibri
acido-base ed elettrolitico. Attualmente, su una casistica di
pazienti ampliata, si stanno misurando i livelli plasmatici di
citochine (IL-1beta, IL-2, IL-4, IL-5, IL-6, IL-8, IL-10, IL-12p70,
TNF-alpha, IFN-gamma) e dei principali fattori di crescita epatici
(HFG ed EGF) pre- e post-trattamento MARS allo scopo di analizzarne
gli effetti sullo stato infiammatorio e sulla rigenerazione
epatica.
5. Trapianto di rene: aspetti immunologici, fattori di
rischio cardiovascolare e polimorfismo genico
La malattia cardiovascolare (CVD) rappresenta un importante
fattore di morbilità e mortalità nei pazienti sottoposti a
trapianto renale. Da diverso tempo è stato individuato un link
patogenetico tra infiammazione, aterosclerosi e CVD: per questo, i
fattori genetici in grado di modulare la produzione delle citochine
e di controllare l'equilibrio tra quelle pro-infiammatorie e quelle
anti-infiammatorie potrebbero avere un potenziale impatto sul
rischio cardiovascolare dopo trapianto. Finalità dello ricerca è
stata l'identificazione di profili di rischio cardiovascolare in
una popolazione di trapiantati renali attraverso la valutazione di
polimorfismi genetici delle citochine pro-infiammatorie TNF-α,
IL-6, IFN-γ e IL-8 e delle citochine anti-infiammatorie IL-10 e
TGF-β. Nello studio sono stati inclusi 798 pazienti sottoposti
a trapianto renale da donatore cadavere tra il 1997 e il 2008
(follow-up minimo di 12 mesi): di questi 196 erano andati incontro
ad un evento cardiovascolare maggiore (infarto o ictus) dopo
trapianto (Gruppo CVD) e 602 non avevano avuto complicanze
cardiovascolari dopo trapianto (Gruppo no-CVD). Tutti i pazienti
sono stati genotipizzati mediante tecniche di PCR-RFLP (Polymerase
Chain Reaction-Restriction Fragment Length Polymorphism) ed SSP
(Sequence Specific Primer) per i polimorfismi delle citochine TNF-
α (-308G/A), IL-6 (-174 G/C), IFN-γ (+874 A/T), IL-8 (-251 T/A),
IL-10 (-1082 A/G, -819 T/C, -592 A/C) e TGF-β (codon 10 T/C, codon
25 G/C. Dal confronto delle frequenze dei polimorfismi tra il
Gruppo CVD ed il Gruppo no-CVD, sono state riscontrate differenze
significative nelle distribuzioni dei polimorfismi di IL-10 e
TNF-α. Applicando un'analisi multivariata, il genotipo alto
produttore della citochina pro-infiammatoria TNF-α risulta
associato significativamente con un rischio cardiovascolare
aumentato di 4.41 volte. Al contrario, il genotipo alto
produttore della citochina anti-infiammatoria IL-10 sembra
proteggere da eventi cardiovascolari nel post-trapianto, con un OR
aggiustato di 0.07 (0.02-0.29). Tali dati sembrano indicare
un'influenza dei polimorfismi citochinici sul rischio
cardiovascolare dopo trapianto di rene. Sono necessari ulteriori
studi per valutare se i pazienti portatori di un particolare
genotipo “di rischio” siano da sottoporre a profilassi primaria più
aggressiva (La Manna G, Cappuccilli ML, Capelli I, Baraldi O, Cuna
V, Battaglino G, Feliciangeli G, Dormi A, Scolari MP, Stefoni S.
The impact of apoptosis and inflammation gene polymorphisms on
transplanted kidney function. Ann Transplant. 2013 Jun
4;18:256-64.)