Gli interessi di ricerca unitamente a quelli dell'attività didattica si rivolgono alla formazione della integralità della persona, con particolare riguardo per le competenze trasversali a servizio della possibilità di realizzare ben-essere, personale e collettivo. L'approccio olistico, interculturale e transdisciplinare, permettono una lettura dell'embodied education votata alla realizzazione di sè negli aspetti inidividuali e relazionali. Particolare
attenzione è data alla formazione-educazione attraverso il
gesto per la costruzione di modelli e percorsi di conoscenza, sperimentazione di sè, in una ottica di apprendimento generativo di trasformazione. La sperimentazione è nell'ordine di una lettura del mondo e della persona anche attraverso la lente dell'ecologia profonda e in considerazione della tradizione filosofico-esperienziale delle pratiche corporeo meditative dell'estremo oriente che rimanda ad un sofisticato sistema di riflessione
filosofica oltreché di allenamento fisico – con l'obiettivo di dare
voce e corpo ad un percorso di ricerca
pedagogica (rispettosa sia delle istanze teoriche sia di quelle
empiriche) centrata sui seguenti punti: a) arricchimento
dell'esperienza sul piano cognitivo, affettivo e sociale; b)
espressione globale di istanze comunicative, mediazione di
conoscenza; c) esperienza di sé e dell'altro, incontro e relazione
in un rapporto di reciprocità. L'integralità della persona è
coinvolta, secondo modalità incisive ed efficaci, in un percorso di
ricerca, di consapevolezza, di approfondimento, di
interiorizzazione.
Vivere, e dunque crescere, implica una visione strategica di
reti di relazioni e processi. Questa capacità si costruisce a
partire da una pratica che realizza integralmente tutte le
dimensioni dell'essere umano: corporea, razionale, emotiva,
spirituale. Realizzare significa rendere reale, questo è
possibile a partire dall'esercizio, dal fare che non può
prescindere da un'educazione del corpo e attraverso il corpo, che
si traduce nella sfera della condotta quotidiana e delle relazioni.
Da questa prospettiva si legittima la valorizzazione della
dimensione corporea presente in quel contesto socio-culturale. Il
corpo può essere considerato come la prima porta per entrare nel
percorso di reti di conoscenza e sperimentazione con il mondo:
luogo di indifferibilità dell'esistenza, dimensione di
indelegabilità dellarespnsabilità nei confronti della vita, spazio
di conoscenza intra ed intersoggettivo, campo di pratica di
evoluzione personale e globale. Da questa prospettiva, la
corporeità rappresenta un privilegiato su cui fondare
percorsi intitolati all'educazione e alla salute,
ecologicamente intese. In particolare una lunga e
profonda esperienza nella Pratica delle Arti
Marziali mi spinge ad investire in un percorso di
approfondimento e sperimentazione delle possibilità di
evoluzione della persona, da una parte, e della congruenza
e della coerenza dei metodi in essa impiegati,
dall'altra. Attingendo dalle Arti Marziali, che nella tradizione
orientale rappresentano un metodo educativo accreditato e
consolidato, l'ipotesi è di promuovere uno spirito di
ricerca attento a cogliere l'a responsabilità della
formazione (e dunque dell'autoformazione) come una sfida al
pregiudizio, al pensiero scontato, al comportamento omologato e
rassegnato per identificare l'educazione permanente in un impegno
senza scuse. Cosi si delinea un progetto di
educazione attraverso il gesto: il corpo come dimensione di
conoscenza e sperimentazione di sé e dell'altro. Di
qui l'impegno a valorizzare il sofisticato sistema di
riflessione filosofica oltreché di allenamento fisico nato in seno
alla cultura dell'Asia orientale, le arti marziali come percorso
formativo ed un dialogo interculturale. L'obiettivo è di
partecipare la portata incisiva ed efficace, di questa
Pratica, nei confronti di una ricerca interiore, e di
interiorizzazione, connotata da consapevolezza,
approfondimento, creatività. In quest'ottica la ricerca si
configura come costruzione di un'ipotesi di lavoro di
Educazione attraverso il Gesto, in cui precise istanze
teoriche e modalità empiriche si trasfondino in una metodologia
empirica che si qualifichi come percorso di crescita
individuale e collettiva, aperto ad un'ampia partecipazione nel
rispetto delle diversità e delle particolarità di ciascuno,
nient'affatto selettivo o discriminativo. Si tratta di un approccio
introspettivo allo studio del gesto (ed alla relazione con altre
dimensioni ad esso connesse) che consente di entrare direttamente
nell'esperienza e strutturare un modo di apprendere,
approfondire e riorganizzare il vissuto, diverso e nuovo
rispetto ai nostri usuali paradigmi, in un orizzonte di formazione
integrale e permanente della persona.
In linea con l'orientamento scientifico sopra delineato
l'attività di ricerca si è progressivamente concentrata
sull'indagine della portata formativa dell'educazione corporea - a
partire dai riferimenti teorico-pratici della tradizione orientale
- per documentarne la matrice originaria ed indispensabile nella
formazione continua.
Le istanze dell'istruzione e dell'educazione non riguardano
solamente le questioni dell'insegnamento delle discipline, ma
quelle più ampie e globali del comportamento, cioè di una
strutturazione identitaria personale e sociale.
Il corpo è l'ambiente in
cui si generano e si interpenetrano le componenti
cognitivo-emotivo-relazionali. Per una costruzione armonica della
personalità – che comprende la capacità di organizzare la propria
esperienza di vita secondo indici di consapevolezza - il vissuto
corporeo deve essere compreso, decifrato e guidato.
L'educazione attraverso il gesto rappresenta, nella mia personale
ricerca, il punto cruciale a partire dal quale ho tessuto la
legittimità pedagogica delle tradizioni formative
estremo-orientali, ed è la parola-chiave attraverso cui la
conoscenza teorica - necessaria come sistema di ipotesi per
decifrare, interpretare e descrivere - si apre alla sua polarità
complementare, la conoscenza pratica - necessaria per attribuire
senso all'esistenza.