- Docente: Bruno Samorì
- Crediti formativi: 4
- SSD: CHIM/06
- Lingua di insegnamento: Italiano
- Modalità didattica: Convenzionale - Lezioni in presenza
- Campus: Bologna
- Corso: Laurea in Scienze farmaceutiche applicate (cod. 0914)
Conoscenze e abilità da conseguire
Al termine del corso, lo studente ha conoscenze sulle principali classi di macromolecole naturali (polisaccaridi, polipeptidi e acidi nucleici) e sintetiche di interesse farmaceutico nonché dei rispettivi monomeri.
Contenuti
1. La frontiera della chimica biologica vede crescenti contributi da
a) nano-metodologie a singola molecola:
· Quali sono le
metodologie utilizzate?
· Perchè voler studiare
nella scala delle singole molecole la struttura e le funzioni delle
macromolecole biologiche?
· Quali informazioni non
ottenibili attraverso esperimenti in-bulk posso ricavare per il
DNA, la DNA polimerasi, le proteine intrinsecamente non
strutturate, i motori molecolari come l' RNA polimerasi, la
translocazione del DNA all' interno di un virus.
b) approcci e metodologie della chimica supramolecolare
· La chimica
supramolecolare nel mondo nanometrico della costruzione attraverso
legami non-covalenti delle strutture cellulari.
· Commensurabilità dell'
energia termica delle molecole con le energie delle interazioni
non-covalenti.
· Contributi entropici ed
entalpici nella definizione della stabilità di una costruzione
supramolecolare
· I meccanismi di
riconoscimento, di assemblaggio, e di creazione della complessità
supramolecolare sono codificati nelle strutture delle molecole
biologiche coinvolte. Entrare nel mondo delle molecole e fare
predizioni sulle loro associazioni sulla base della loro formula:
esempi.
2. Il legame chimico e le interazioni intermolecolari, il ruolo dell'acqua
· Le forze relative
dei legami covalenti e delle interazioni non
covalenti.
· Le interazioni
ioniche
· Le forze di van
der Waals: Interazioni ione-dipolo, Interazioni dipolo-dipolo,
Interazioni dipolo-dipolo indotto, Forze di dispersione di
London e loro dipendenza dalla forma molecolare. Polarizzabilità e
sua dipendenza dalla simmetria della molecola. Il dipolo acqua,
processi di solvatazione, e dissoluzione
· Il legame
idrogeno: diversa energia in funzione degli atomi coinvolti e
dell' ambiente acquoso o meno, contributi entalpici ed entropici
alla sua formazione e stabilizzazione. tempi di vita e alta
deformabilità delle strutture sostenute da legami idrogeno.
· Le interazioni
idrofobiche pilotate da piccole modifiche entalpiche e pilotate
entropicamente.
· Le interazioni messe in
gioco ed i codici stereochimici di assemblaggio sono codificati
nella struttura delle molecole coinvolte: ruoli di codici
chirali, di modulazioni delle forze delle interazioni fra le
molecole interagenti (es. il ruolo della forza ionica e del pH
nell' assemblaggio delle ftalocianine e del tobacco mosaic virus),
e di modulazioni della forma/bilanciamento fra idrofilicità e
idrofobicità (es. molecole amfifiliche )
3. Le Macromolecole
a)Polimeri di sintesi
· Polimeri da
reazioni di addizione, o da reazioni a catena: diversa
distribuzione dei pesi molecolari risultanti.
· Copolimeri. Polimeri
supramolecolari e loro adattabilità. Polimeri termoplastici,
termoindurenti, isotattici, degradabili.
b) Meccanica statistica delle catene polimeriche: che forma
assume una catena polimerica?
Modello del polimero gaussiano: distanza fra le code
come parametro per definire le dimensioni della struttura a matassa
che la catena polimerica tende ad assumere
La dimensione della matassa cresce con la radice quadrata del
numero dei monomeri; analogia con il moto browniano e con quello a
zig-zag di un uomo disperso in una foresta.
Da questo modello si ricava il concetto di curvatura e di
segmento di Khun o di persistence length: parametri che mi
permettono di definire anche la curvatura e la flessibilità sia
mediate su tutte le catene, sia locali e loro quantificazione dai
profili molecolari in immagini AFM: vedi il caso del DNA e come
queste proprietà pilotino i meccanismi di riconoscimento indiretto
delle sequenze del DNA da parte delle proteine regolatrici che
scorrono su di esso, o delle proteine strutturali come gli ottameri
istonici.
4. Il polimero DNA
4.1 La struttura primaria del DNA
Struttura e elementi compositivi di una singola catena
polinucleotidica.
4.2 La struttura secondaria del DNA
a) La formazione della doppia elica
· Perché si forma una
doppia elica esattamente con un passo di circa 11 coppie di basi e
dimensioni quali quelle verificate dai diffrattogrammi di Rosalin
Franklin e poi codificate nel modello B di Watson and Crick?
· Transizioni dalla
forma canonica B alle forme A e Z da modifiche dell'
ambiente. Perché? Relative modifiche delle conformazioni
degli anelli ribosidici.
· La stabilità della
struttura della doppia elica da interazioni di stacking fra le
basi
· Ruolo dei legami
idrogeno: loro tautomeria e riconoscimento delle basi
complementari
· Contributi entalpici ed
entropici nella chiusura a cerniera della doppia elica
b) La sequenza modula localmente la curvatura, la
flessibilità della catena del DNA ed anche la sua struttura
B-Watson/Crick
· Parametri
per definire la struttura secondaria locale del DNA e sue
deformazioni: il roll, il twist, lo slide (+ rise, tilt,
shift)
· Il Roll:
Creazione di una curvatura locale attraverso modulazione del roll
in fase con l' avvolgimento della doppia elica: sequenze di DNA
curvi e DNA rettilinei
· Lo Slide: sua
genesi da collisione di distribuzioni di cariche con lo stesso
segno su coppie di basi contigue, e sua dipendenza da
disidratazione e dal contenuto GC
· Roll+Slide:
conversione della struttura B alla A
· Calcolo del profilo
di curvatura intrinseco assunto da una catena di DNA in
funzione della sequenza. Genesi dei profili molecolari in
immagini AFM o di microscopia elettronica di singole catene di DNA:
l' energia termica sovrapposta ai profili di curvatura intrinseci.
Flessibilità da dispersione dei valori di curvatura.
b) Le modifiche strutturali della struttura canonica B e delle sue proprietà meccaniche pilotano meccanismi di riconoscimento DNA-proteina
· Meccanismi di
riconoscimento diretti ed indiretti:
· Curvatura e
flessibilità locale del DNA controllano l' attività della DNAsi
I, la localizzazione degli ottameri istonici nella cromatina, il
legame delle proteine TBP sulla TATA box e la relativa efficienza
della trascrizione (Perché l'evoluzione ha selezionato la sequenza
TATA ?)
· Orientazione
rotazionale della catena quando si curva: controllo dai valori
intrinseci di roll.
· La proteina Cro
discrimina i siti di legame specifici da quelli non specifici sulla
base della loro flessibilità.
4.3 La struttura terziaria del DNA
Il superavvolgimento: definizione dei numeri di legame (linking number) di twist e di write, loro fluttuazioni termiche. Topoisomerasi rese necessarie dall' aumento del supercoiling sul fronte della trascrizione.
5. Le proteine
5.1 Elementi strutturali e strutture delle proteine
· Struttura
primaria: gli ammino acidi, proprietà acido-base e loro
ionizzazione, punto isoelettrico, pKa, chiralità.
· Il legame peptidico e i
diagrammi di Ramachandran
· Strutture
secondarie: alfa elica, elica 310, il collagene, foglietti
beta, beta turn,.
· Strutture
terziarie: da interazioni non covalenti + idrofobia +
legami covalenti (ponti S-S)
· Esempi di proteine
fibrose, globulari, a domini multipli.
· Selezione di
proteine a domini multipli per facilitare il folding, e per
assicurare proprietà meccaniche ed adesive molto particolari.
· Strutture
quaternarie: esempi
5.2 Il folding
· Perché la predizione
del folding dalla sequenza è un problema ancora aperto e forse mai
risolubile? La contestualità nella formazione di strutture
di ordine diverso e la scala dei tempi.
· La termodinamica e
la cinetica nel folding.
· I contributi opposti di
natura entropica e entalpica portano a strutture foldate
marginalmente stabili: importanza di questa marginalità e
suo ruolo nei processi biologici in cui queste proteine sono
coinvolte.
· L' esperimento di
Afinsen dimostra che la ricerca della struttura nativa non è un
processo randon (vedi paradosso di Levinthal) ma un processo
cooperativo in cui la proteina durante il folding saggia i
diversi contatti fra i singoli ammino acidi o fra segmenti di
catena sulla base della loro capacità di accrescere la
stabilizzazione della struttura in formazione.
· Dal punto di vista
energetico per la molecola proteica è come un precipitare all'
interno di un imbuto ove posizioni più in basso
corrispondono a stati più stabili a più bassa energia. Le pareti
dell' imbuto sono più a meno frustrate sì che possono intrappolare
in modo più o meno transitorio la molecola. Le singole molecole
seguono traettorie tutte diverse fra loro. Il fondo dell' imbuto
corrisponde alla struttura più stabile cosidetta nativa alla quale
è associata la funzione a cui questa proteina è preposta. Il
profilo dell' imbuto è codificato dalla sequenza
· Le proteine
intrinsecamente non-strutturate (40% delle proteine) hanno
profili energetici di folding con al fondo più minimi separati fra
loro da barriere energetiche commensurabili con l' energia del
rumore termico.
Orario di ricevimento
Consulta il sito web di Bruno Samorì